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Recensione "E chi so crerev?" di Paolo Belardo

Strangianomm, legami, burocrazia: la commedia E chi so crerev? diretta da Paolo Belardo e tenutasi al Teatro Eduardo de Filippo ad Arzano il 14 marzo 2015 ha saputo fondere bene elementi del passato e questioni attuali.

Innanzitutto i fedelissimi degli spettacoli del regista hanno notato che alcuni abiti, battute e gestualità ricordano commedie e musical precedenti, specialmente L'Ultimo Ciak - il grande attore: si pensi al cappello di Gennarino il portiere e la borsa, usati anche allo spettacolo in ricordo di Massimo Troisi, oppure alle battute "Ciancio alle bande", "Over over over" e "Fresco di giornata - C'o facimm all'acqua pazz", nonché ai movimenti del cantante neomelodico Giuseppe "Pino" D'Auria e del manager che ricordano i "giochi d'amore" dello sketch O' pazz rivisitato da Paolo Belardo.

In secondo luogo la finestra, punto focale dell'amore atteso, sperato e arrabbiato in E chi so crerev?, ricorda le prime parole della canzone dello spettacolo Scugnizzi "Je ce crer", mentre la canzone della presentazione finale è la colonna sonora del bellissimo film del 1984, La storia infinita, che tutti abbiamo visto almeno una volta nella vita!

Tutti questi elementi sovrascritti sono inseriti in un contesto di scontro fra Pasqualino Ramaglia "o' ngacagl" (Franco Rado), che col canto riesce a placare la balbuzie, e il neomelodico Giuseppe "Pino" D'Auria (Giuseppe Laino). Il primo cerca un avvocato perché ritiene Pino colpevole di plagio, mentre il cantante neomelodico e il suo manager Domenico Scardamaglio (Genny Di Palo) cercano di corrompere l'avvocato cui si è affidato Pasqualino, Pierpaolo Sorrentino "recchj e pulican" (Antonio Tesone). Quest'ultimo ha problemi di udito che vengono goffamente risolti dall'otorino-laringoiatra Nicola "uocchje e lince" (Ciro Andolfo), a sua volta con problemi di vista.

Non vedo, non sento, non parlo: tre problemi che accomunano e di cui si fanno carico Pasqualino, Pierpaolo e Nicola, come si fa fra amici.

I tre si rincontrano dopo 30 anni e si riconoscono soprattutto grazie agli "strangianomm", peculiarità questa della lingua e cultura napoletana, e non importa se non si sono scritti per così tanto tempo: l'amicizia è viva come se ci si fosse visti solo il giorno prima!

La trama si svolge a ritmo lento fino a raggiungere il culmine nella scena del processo, introdotta dalla sigla dello spettacolo televisivo di successo Forum. Il colpo di scena lo dà Gennarino il portiere (Paolo Belardo) che da abile regista intesse la trama e fa sì che si giunga al completo dénouement dei personaggi e alla risoluzione della disputa (ma l'ascensore l'hai aggiustato più?).

Per quanto riguarda il cast, fra gli attori spiccano gli esordienti Giuseppe Laino e Genny Di Palo, che hanno saputo incarnare alla perfezione e in modo davvero simpatico il mondo dei neomelodici fatto di fan voltagabbana, menzogne e tentativi di corruzione. Antonio Tesone rappresenta il mondo del burocratese, alias il demone italiano per eccellenza, e il suo problema uditivo e il suo essere pigro non fanno che enfatizzare una realtà fatta di incomprensioni, cause procrastinate e salario percepito sfruttando i praticanti e non lavorando in prima persona. Similmente, Pasquale Angrisano il giudice, a dispetto del suo cognome (Loquace), discorre frettolosamente e in modo oscuro, personificando ulteriormente il linguaggio burocratese. Stefano Quisisana, il laureando stacanovista Antonio de Angelis, incarna la speranza di processi lineari e svolti nei giusti tempi, senza quella procrastinazione destabilizzante molto conosciuta in Italia, oltre alla speranza di un linguaggio giuridico più chiaro e accessibile a tutti. Franco Rado rappresenta la genuinità di parole e sentimenti e giustamente si sente defraudato sia dal cantante neomelodico sia dagli avvocati cui si era rivolto precedentemente prima di rincontrare il suo amico d'infanzia. Antonella Tancredi, alias Carmela, che ha atteso per 30 anni il ritorno del suo amato Pasqualino, rappresenta l'amore passionale che cede anche alla rabbia, nel momento in cui getta dalla finestra la borsa coi testi dell'amato di cui Pino D'Auria si approprierà furbamente, ma è sostenuta dalla sua migliore amica, la speranza, rappresentata da Emanuela Cella. Infine Danilo De Simone ha come sempre funto da elemento comico per eccellenza, specialmente nella fase del processo che è stata a dir poco esilarante!

Fra i punti di forza dello spettacolo, la perfetta sincronia fra tutti gli attori e lo spazio concesso a tutti, elementi già presenti in altri spettacoli di Belardo e segni della sua umiltà: nei suoi spettacoli tutti sono protagonisti! Per non parlare della sorpresa finale, alias la canzone Je ce crer, anche se ho avuto la sensazione che la Emanuela Cella del 2015 non abbia cantato con la stessa identica passionalità del 2011 (ma conoscendo i retroscena com

prendo e in ogni caso mi sono emozionata e ho pianto, quindi tranquilla)!

Uniche pecche, l'audio e l'abbigliamento della presentatrice (ma in quest'ultimo caso si tratta di mero gusto soggettivo): certe battute non si sono percepite perfettamente bene agli ultimi posti, quindi la mia risata non si è sentita che poche volte!


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